È originale, ma…
Bentornati tra i miei angoli smussati.
Cos’è l’originalità?
Uscire dagli schemi? Andare controcorrente? Distinguersi dalla massa sfoderando qualcosa di geniale?
Sembra una banalità, ma rispondere con un punto esclamativo anziché interrogativo è davvero difficile, soprattutto quando si tratta di sfornare l’idea per un nuovo romanzo. Perché i professionisti del settore pensano, prima di tutto, a cosa vorrebbe leggere il pubblico. E se i lettori pretendono determinate cose, specialmente quando si parla di letteratura di genere, abbattere i paletti diventa un’ardua impresa e neppure un’idea originale potrebbe riuscire nella titanica impresa.
Ma partiamo dal principio. Dopo avere avuto la cosiddetta illuminazione, la elaboriamo cercando di ricavarne una trama convincente e avvincente. A quel punto si possono seguire due strade: scrivere pagine su pagine senza pensare troppo al dopo, oppure arrovellarsi il cervello per capire se il frutto del nostro ingegno potrà trovare una degna collocazione tra gli scaffali dell’editoria. E allora sì che cominciano i problemi. Anche essere profondi conoscitori del genere di riferimento può non essere sufficiente quando si desidera bucare gli schemi. Perché nemmeno i professionisti del settore potranno rispondere con certezza alla fatidica domanda: fino a che punto posso spingermi?
È il mercato editoriale a stabilirlo. I sondaggi possono aiutare, ma il vero responso si avrà solo dopo l’uscita del libro. E se nessuno avrà il coraggio di puntare su quel manoscritto, tanto originale quanto zeppo di punti interrogativi, come si fa?
È proprio questo il punto: come si fa? Lasciare morire quella trama che tanto ci entusiasmava o tirare fuori le unghie e lottare per cercare una strada alternativa che conduca comunque alla tanto sospirata pubblicazione? Per lottare occorre determinazione; occorre, soprattutto, continuare a credere in quell’idea, ma… se i professionisti ci hanno consigliato di lasciare perdere, con quali forze noi piccoli scrittori riusciremo a difendere le nostre convinzioni?
E la testa si riempie di dubbi…
Lo so, cari smussatori di angoli, ci sono passato anch’io e ci passo ogni volta che voglio tentare di abbattere quei fastidiosi paletti. Sono convinto che le strade parallele alla retta via siano altrettanto entusiasmanti, forse addirittura di più, e possano aprire nuovi orizzonti nella mente degli scrittori e, soprattutto, in quelle di chi ci legge; pubblico che difficilmente approverà una nuova idea senza prima averla testata.
Il romanzo potrebbe essere un flop, certo, ma a volte rischiare è necessario soprattutto quando si desidera essere precursori di un qualcosa di nuovo. Il rischio di impresa è applicabile all’editoria così come a qualsiasi atro settore, meccanico, commerciale e così via.
Il primo paletto da abbattere è il “ma” che (troppo) spesso qualche esperto affianca alla parola “originale”, perché equivale a strappare le piume a un uccello e poi invitarlo a volare. Tutti quei “ma” ammazzano l’originalità.
Originale è sinonimo di libertà, un invito per i lettori a tendere il braccio in modo che lo scrittore possa afferrare la loro mano e portarli in un regno magico dove non c’è nulla di scontato, e tutto quello che succede è uno spettacolo inedito che i due, scrittore e lettore, stanno contribuendo a costruire insieme.
Credete sempre in quello che fate, se necessario accantonate la razionalità per seguire l’istinto, non accettate di diventare fotocopie gli uni degli altri, evitate di accontentarvi, di svolgere il compitino per compiacere chi ha la possibilità di farvi ottenere una pubblicazione di prestigio; non gettate le vostre idee nel bidone solo perché qualcuno vi ha convinto che non valgono niente. I pareri degli esperti sono importanti, non lo nego, ma quando ammazzano l’entusiasmo possono diventare nocivi. Anche se si trovano cento strade sbarrate ci sarà sempre una piccola via, stretta, dissestata, disseminata di ostacoli, che ci sta aspettando: l’obiettivo è quello di trovarla.
E per trovarla è fondamentale continuare a credere nelle strabilianti idee che il nostro cervello è in grado di partorire.
E voi cosa ne pensate? Scrivetelo nei commenti.
Un caro saluto smussatori di angoli.
(Immagini scaricate gratuitamente da Pixabay.com)
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